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Il fabbisogno energetico nel bambino che cresce

Bambino e alimentazione: l’argomento è articolato e complesso, ma ci si può focalizzare su un tema in particolare, quello dell'apporto calorico corretto rispetto alle necessità del bambino. È quello che fa questo mese il dott. Gianluca Rizzo per la rubrica “Cibo e salute: il nutrizionista risponde”. Il tema è stato il fulcro dell’intervento del dott. Rizzo nel corso della conferenza “Mangiar sano.. fin da piccoli”. Come stabilire il fabbisogno energetico nel bambino che cresce? Scopriamolo insieme.

Il fabbisogno energetico nel bambino che cresce

Relazione della conferenza "Mangiar sano... fin da piccoli", tenuta presso il Cus Messina

L’età evolutiva è una fase della vita estremamente delicata e complessa, caratterizzata da ampie variazioni dei fabbisogni nutrizionali. Si va da esigenze che derivano dalla necessità di deposizione di tessuti a scopo ponderale a necessità per lo sviluppo staturale. Anche quando questi aspetti non sembrano subire variazioni, esistono meccanismi invisibili, come la deposizione ossea non destinata all’allungamento, che svolgono un ruolo chiave per la crescita. Il cibo rappresenta un forte stimolo per lo sviluppo motorio e comportamentale, così come per il modellamento dell’ambiente intestinale e del sistema immunitario. L’apparato gastrointestinale deve adeguarsi ad accogliere gli alimenti e a gestirli, riconoscendo contemporaneamente quello che è da considerarsi estraneo e nocivo in modo da poter reagire prontamente. Molti aspetti che caratterizzano questo lungo e delicato processo evolutivo del bambino hanno ripercussioni positive o negative che non necessariamente si manifesteranno nell’immediato ma che, sempre con maggiore attendibilità scientifica, porranno le basi dell’incidenza delle future malattie croniche, tipiche dei nostri tempi e delle nostre latitudini.

Tra tutte, diabete e malattie cardiovascolari presentano quadri multifattoriali che non consentono di identificare un’unica causa, ma dipendono da un insieme di funzioni cardio-metaboliche che risentono fortemente dell’ambiente. In tale contesto, il comportamento, specialmente per periodi anche lunghi che precedono l’insorgenza della malattia, ha un’influenza importante su queste patologie ma soprattutto è un aspetto “modificabile”.

Gli argomenti che riguardano la nutrizione pediatrica sono molto articolati e impossibili da dipanare in un solo approfondimento; quello che possiamo fare è focalizzare l’attenzione sul corretto apporto calorico in base alle necessità del bambino.

Questo discorso andrebbe esteso anche agli adulti ma, come vedremo, esistono difficoltà addizionali nella definizione e nell’applicazione dei bisogni calorici durante le fasi dello sviluppo.

In età evolutiva le necessità energetiche dipendono sostanzialmente dalla massa corporea. Possiamo quindi ipotizzare nei primi anni di vita un fabbisogno calorico di almeno 1400 kcal per arrivare a picchi molto alti, oltre 2600 kcal a soli 11 anni. Purtroppo, questi dati sono estremamente variabili e buona parte della variabilità dipende dallo stile di vita. Studi sul dispendio energetico ci hanno fornito interessanti spunti riguardo alle abitudini e alla necessità di energia. Infatti, più un bambino è impegnato in attività fisica volontaria durante la giornata, meno sarà attivo con attività ludica spontanea e involontaria. Inoltre, mentre le attività volontarie programmate hanno una maggiore intensità ma durata limitata, quelle involontarie possono perdurare per una parte cospicua della giornata. Questo significa che programmare attività sportive nei bambini in tenera età è sicuramente importante sia dal punto di vista fisico che sociale, ma è pur vero che se per il resto della giornata si ha un atteggiamento sedentario (divano, tv, ecc. ) sarà molto difficile bilanciare gli introiti energetici provenienti dall’alimentazione. Ne è la dimostrazione il fatto che la presenza del televisore nella camera dei bambini aumenta l’incidenza di obesità anche a distanza di anni.

Chiaramente, un’offerta alimentare sempre più indirizzata verso un pubblico giovane con prodotti altamente calorici ma nutrizionalmente vuoti non aiuta a contrastare questa pandemia di obesità infantile che ci riguarda molto da vicino. Erroneamente continuiamo ad associare l’immagine del bambino in sovrappeso a una realtà distante come quella statunitense, rifugiandoci nel “falso mito” della nostra cultura mediterranea.  

La dieta mediterranea è ormai solo un miraggio,

un mito di altri tempi raccontato negli ambienti in cui si fa dell’alimentazione una mera demagogia. Mangiare sano, secondo i principi della dieta mediterranea, significava (seppur involontariamente) attenersi a una certa ristrettezza calorica, avere a disposizione fonti alimentari poco lavorate e ridotta disponibilità di alimenti carnei. Spagna, Grecia e Italia, simboli della culla del mediterraneo, registrano i tassi più elevati di obesità infantile in Europa, troppo alti per non rappresentare un importante problema per gli adulti futuri e per le incidenze di malattie degenerative. In Italia, il sovrappeso in età pediatrica tende ad aumentare e al Sud raggiunge picchi che superano il 37% nei bambini tra gli 8 e i 9 anni. Le cause sono da ricercare nelle abitudini alimentari inadeguate e non controbilanciate da un sufficiente dispendio energetico. Ma in cosa i bambini di oggi sono diversi da quelli di ieri? La risposta è banale e sotto gli occhi di tutti: il panorama alimentare odierno e le nuove tecnologie (tv, consolle, smartphone) hanno in questo gap un’influenza importante; spetta ai genitori fornire un paradigma valido ed efficace per far fronte al fenomeno.

La coercizione non è uno strumento utile per indirizzare le abitudini alimentari dei bambini; lo sono invece il buon esempio e il rinforzo positivo. Non si può pretendere che il bambino controlli il suo introito calorico volontariamente se l’alimentazione familiare è fondamentalmente disordinata e frettolosa. È necessario fare uno sforzo in più, proponendo alternative sane e rendendo accattivante un’offerta alimentare che necessita a volte di tempi più lunghi per essere accettata.

Tutti i cibi facili, gustosi, pratici ma eccessivamente calorici sarebbe preferibile che non fossero disponibili in casa piuttosto che ricorrere a un controproducente divieto. Anche la cadenza e le porzioni devono essere adeguate. Ѐ impensabile proporre porzioni di oltre 150 g di carni fresche tutti i giorni, come spesso riportano i bambini quando intervistati, se poi non si riescono ad assumere le 5 porzioni di frutta e verdura, raramente rispettate anche dagli adulti. La variabilità dell’offerta è un approccio vincente se questa è composta da alimenti sani e poco processati (meglio pane e pasta di crackers e grissini; è preferibile un succo di frutta senza zuccheri aggiunti piuttosto che tè freddo, cola e aranciata). Favorire la scelta autonoma del bambino gli permetterà di porre in essere tutti quei meccanismi innati che lo porteranno ad avere il controllo futuro sulla sua alimentazione, anche in età adulta. Differentemente, un approccio dietetico schematizzato e grammato, accettabile in età adulta, potrebbe scatenare un’alterazione del rapporto con il cibo in infanzia e adolescenza.

Tali eventi potrebbero aprire la porta a possibili disturbi del comportamento alimentare, dove presente terreno fertile. Non sottovalutiamo che l’attuale approccio nutrizionale degli enti nazionali e internazionali prevede di unificare le azioni per la prevenzione sia dell’obesità infantile che dei disturbi del comportamento alimentare. La condizione di obesità cela frequentemente un disturbo dell’abbuffata che di rado viene riconosciuto, perché spesso interpretato come semplice atteggiamento edonistico (quando in realtà le abbuffate rappresentano la caduta in un abisso emotivo per niente piacevole).

Per ultimo, ma non meno importante, dobbiamo fare un accenno al rapporto con lo sport agonistico in età evolutiva. Frequentemente viene richiesta una prestazione di alto livello in tenera età, poiché la carriera dello sportivo è sempre più precoce. Oltre ad alcuni sport definiti “estetici” che esigono una fisicità non sempre coerente con le necessità fisiologiche, la ricerca della prestazione in molti sport può portare a ritardo dello sviluppo sessuale ma anche staturale e, nella ragazza, ad alterazione del ciclo mestruale. Lo sport può essere uno stimolo positivo per la prevenzione di obesità infantile e disturbi del comportamento alimentare (che hanno la più alta frequenza di insorgenza proprio in tenera età), ma allenatori, genitori e nutrizionisti specializzati hanno la grande responsabilità di non trasformare uno strumento positivo per la crescita socio-psico-fisica in una vera e propria deriva.

Domande & Risposte

Vi ricordiamo che potete porre delle domande al dottore Rizzo, scrivendo dubbi, quesiti e curiosità nei commenti o via messaggio privato sulla nostra pagina Facebook Biolis – Alimenti Biologici, o anche via mail all’indirizzo infobiolismessina@gmail.com. Le domande verranno raccolte dal nostro staff e proposte al dott. Rizzo, che vi risponderà in maniera anonima sempre sulla rubrica.

Cocco rapè, un ottimo alimento?

Buongiorno dott Rizzo. Desideravo sapere, visto che assumo circa 20/30 grammi di cocco rapè al giorno tra colazione e merenda, come mai è considerato un ottimo alimento, nonostante sia ricco di acidi grassi saturi. Grazie per la risposta,

L.C.

Buongiorno, la farina o il cocco a scaglie contiene, come osservava giustamente, una quantità di grassi saturi molto elevata. Le tabelle ufficiali nazionali ci indicano che su 62 grammi di grassi per 100 grammi di prodotto, ben 53 grammi sono in forma di grassi saturi. Questo ci indica chiaramente che si tratta di un alimento che va introdotto con parsimonia e comunque coerentemente allo stile di vita. Quindi, se nella Sua alimentazione non sono presenti altre fonti rilevanti di grassi saturi, verosimilmente lei potrebbe facilmente rispettare le quantità consigliate dalle linee guida; ancor più facilmente se pratica regolarmente sport (partendo dal presupposto che aumenterebbe il fabbisogno calorico e contemporaneamente la quota massima di saturi consigliata). Bisogna comunque considerare che un alimento vegetale non ha rilevanza esclusivamente per la sua componente nutritiva più rappresentata. Il cocco e i suoi derivati presentano una ricca composizione di antiossidanti, fitochimici, sali minerali e vitamine. Inoltre, si tratta dell’alimento con la più alta concentrazione di acidi grassi a corta-media catena che sono noti per subire un trasporto specifico verso il fegato che ne permette una rapida utilizzazione, con effetti benefici. Alla luce di queste informazioni, comunque, mi sorge una domanda forse scontata: perché assume questo quantitativo regolarmente? Ci sono tanti alimenti che hanno un effetto benefico e forse la strategia migliore sarebbe quella di non farsi mancare nulla, evitando di concentrarsi su pochi alimenti.